lunedì 5 marzo 2012

Ringhiere al Curry


Di seguito il primo post firmato da un'autrice esterna alla Redazione di Novaresi a Novara, una collaborazione con Vittoria Gorla e con altri autori che pensiamo sia interessante per questo blog. Se anche tu pensi di poter dare il tuo contributo contattaci!


In un giorno di targhe alterne cammino dall’estrema periferia sud-est verso il centro. Il pomeriggio è libero da nubi e lo sguardo si alza verso i piani delle case. Superato il canale Sella, alla mia sinistra si elevano i caseggiati del primo ‘900 le cui facciate sono nel complesso ben tenute. Mi sorprende la varietà dello stile dei balconi e ancor di più delle ringhiere.
Esse sono in ferro battuto, dai disegni ricercati eleganti ricchi di volute; altre ricordano il Liberty floreale; altre contornano movimentati balconcini; una è rigidamente delineata dalle palmette che richiamano l’antica cancellata, ora al Cimitero.
Mi accorgo di aver rallentato il passo in un tratto di strada abitato da negozi e profumi di cucina etnica e dentro di me sorrido. Penso a quelle ringhiere che per quasi un secolo hanno assorbito effluvi di paniscia e minestrone mentre ora si ritrovano ad essere avvolte da odori speziati che evocano civiltà lontane. Compaiono ai balconi gli antichi inquilini, si appoggiano alle balaustre ed annusano curiosi; chi storce il naso, chi si chiude in casa, chi vorrebbe saperne di più e osa informarsi sugl’ingredienti che sanno sprigionare la novità. S’intrecciano dialoghi, si scoprono abitudini simili, si assaggiano sapori dolci o aggressivi.
Ci si conosce, insomma, attraverso il bisogno essenziale del cibo.
Le figurine ritagliate nella carta nera dell’immaginario si mescolano con quelle vere ed attuali delle donne con il velo che tengono per mano i loro bambini sorridenti od imbronciati come i nostri. Incrocio sguardi di gazzella e avverto il profumo di sandalo che impedisce di dimenticare le origini lontane.
Intanto arrivo in centro.

Abitazioni signorili, palazzi nobiliari, ringhiere e cancelli dell’alto artigianato dei secoli passati del Novarese quando i fabbri ferrai, novelli Vulcano, lavoravano pensando alla bellezza e alla leggiadria che fuoco e martello avrebbero suscitato dal materiale grezzo.
Quali erano i nomi dei vecchi artigiani? Dov’erano le loro fucine?
Io ricordo nella mia infanzia il fabbro, nei pressi della chiesa della Bicocca: forgiava ferri per i cavalli e cerchioni per le ruote dei carretti. A me incuriosiva ed intimoriva quell’uomo bruciacchiato e coraggioso che maneggiava con destrezza il ferro incandescente battendolo sull’incudine e lanciando attorno scintille luccicanti.
Un’arte, quella del ferro battuto, dalle radici ataviche a Novara, se si controllano i cognomi di…ferrea derivazione che occupano pagine e pagine di quelle “Bianche”.

Vittoria Gorla
Le immagini sono prese dal libro "Vegia Nuara",  storico libro di Novara scritto da Stefano Gorla, padre dell'autrice

4 commenti:

  1. CIAO CARA AMICA,LEGGENDOTI RESPIRO QUESTI LUOGHI DA TE EFFICACEMENTE DESCRITTI E ASSAPORO DOLCEMENTE I TUOI RICORDI DELL'INFANZIA...COMPLIMENTI VITTORIA, SEI SEMPRE NEL MIO CUORE .VALERIA

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  2. che bella la foto della casa dove io ho fatto la foto per Obbiettivo Novara mettendo il particolare della porta!!! Deve essere stata una meraviglia ed è un peccato lasciarla andare così!!!

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  3. Vorrei fare un ovvio apprezzamento alla scrittrice (mia madre!) e una parola di incoraggiamento per continuare, attraverso la scrittura, quello che suo padre Stefano ha fatto con la pittura...

    Andrea

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  4. Che brava che sei cara amica ..nel leggere mi son lasciata trasportare pian piano dal presente al passato ( che è un po' anche il mio!) e poi ancora...alla Novara in cui viviamo e ogni giorno ci scopriamo un po' più uguali nonostante le diversità!!!!Ti abbraccio!Rita

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