martedì 31 gennaio 2012

La Cucina Popolare Novarese - Presentazione [Libreria Deagostini - 26 Gennaio 2012]



Giovedì 26 gennaio alla Libreria Deagostini di viale Roma è stato presentato il tanto atteso libro dello scomparso Carlo Oglino.
Intervistata da Eleonora Groppetti, giornalista del Corriere di Novara, Ornella, figlia dell'autore, co-autrice e curatrice del volume ha illustrato le motivazioni ed i sentimenti che l'hanno spinta a completare la folta raccolta di opere del padre.
Il libro infatti non è come si più immaginare dal titolo un semplice ricettario ma una ratatouille a base di poesia, arte e cucina: quadri di diversi stili pittorici, dall'impressionismo all'astrattismo e poesie dialettali sulla famiglia fanno da contorno ai più popolari piatti tipici della cucina della nostra città.
Forte è stato il messaggio lasciato da Carlo Oglino nella comunità novarese, fondatore della Famiglia Nuaresa ed autore di diversi scritti tra cui merita particolare menzione il primo dizionario del dialetto novarese.


Indubbio è anche il forte legame sviluppato con la figlia Ornella che, come ha raccontato durante la presentazione, non poteva fare a meno di seguire il padre in tutto e per tutto, coltivando cosi le sue stesse passioni ed avvicinandosi a quello che era il mondo dell'arte, della poesia e della cucina.
Non pochi momenti di genuino amarcord novarese hanno accompagnato l'incontro, lasciandosi trascinare dai ricordi del passato, si è parlato dei rapporti sociali, così mutati da quando il ritmo cittadino si è fatto frenetico, da quando l'aia non è più il centro di ritrovo delle famiglie e, in buona sostanza, della vita.
Amaro stemperato dalla degustazione finale: protagonista in questo caso il dolce di San Gaudenzio.




Dettagli dell'opera:
"LA CUCINA POPOLARE NOVARESE"
 Gastronomia Arte Poesia
 di Carlo OGLINO.
Lo potete trovare presso Libreria Deagostini e Libreria Lazzarelli

lunedì 30 gennaio 2012

The wedding show 2012, il matrimonio in fiera


Dal 27 al 29 gennaio Novara ha ospitato “The wedding show”, una manifestazione che ha raccolto sotto un unico tetto, quello della Sala Borsa, tutti i migliori professionisti del campo matrimoniale: fotografi, video operatori, esperti di make-up, stilisti, artisti floreali, agenzie di catering e di viaggio si sono riuniti per offrire al proprio pubblico i prodotti adatti a rendere ancor più memorabile il giorno della festa nuziale.
L’evento, patrocinato da Federalberghi, FIpe, Giovani Imprenditori e Terziario Donna Confcommercio, ha visto alternarsi musica, sfilate e giochi sul grande palco allestito al centro dello spazio espositivo: << The wedding show –ci hanno detto Francesco Piciaccia e Paolo Caporossi, organizzatori dell’evento – è molto più di un semplice evento fieristico. E’ una manifestazione innovativa, unica nel suo genere>>.

In occasione della fiera abbiamo potuto intervistare il fotografo Giovanni Ferrario (foto a sinistra), presente alla manifestazione come standista per il suo studio Giofoto di Galliate (NO).
Giovanni, tu presenti al “The wedding show” il tuo lavoro come fotografo per matrimoni: cosa significa questo per te?
Lavorare come fotografo nel giorno più importante nella vita di una persona è un mestiere molto impegnativo: significa diventare responsabile del ricordo che le persone avranno di quella giornata indimenticabile, significa dover entrare in confidenza e stabilire un certo feeling con gli sposi, per far sì che quell’evento rimanga per sempre impresso nella memoria.
Come è cambiato il tuo mestiere nel corso degli anni?
Il cambiamento più emblematico è stato nell’approccio alla fotografia: abbiamo tutti presente i vecchi album fotografici con tante, tantissime foto in posa. Da qualche anno ormai la tendenza, si è invertita, il cliente oggi predilige una fotografia sullo stile del reportage, quasi "street".
Spiegaci meglio.
Se una decina di anni fa era il fotografo che dettava le regole, le pose, i momenti, oggi le cose sono molto cambiate. Il fotografo moderno si deve adattare alle circostanze, assecondare il naturale sviluppo dell'evento, cercando di cogliere la vera essenza di quello che è il giorno più importante della vita di due persone. Naturalmente certe foto non possono mancare, fanno parte di una tradizione secolare, ma il servizio fotografico nel complesso è molto cambiato, il fotografo è diventato molto più "fluido" nel suo lavoro.
E ora c'è internet!
Internet è un grande strumento di diffusione. Noi di Giofoto, per esempio, forniamo agli sposi un accesso protetto da username e password ad un archivio online contenente il loro servizio fotografico. In questo modo possono fare vedere le proprie foto ad un pubblico vastissimo con estrema semplicità da qualsiasi piattaforma. Come dicevo, il classico album di nozze non potrà mai essere rimpiazzato, fa parte della tradizione, ma sono questi servizi aggiuntivi, oltre alla bravura del fotografo, che fanno davvero la differenza.
Hai fatto riferimento allo spirito di adattamento. Nella tua carriera di fotografo matrimonialista hai mai dovuto affrontare situazioni che definiresti "particolari"?
Dipende tutto dall'eccentricità della coppia anche se spesso capita che proprio dai ragazzi più timidi vengano fuori le foto più interessanti. E poi anche la location fa molto: non dimenticherò mai QUELLA bufera di neve…
Da come ne parli sembra essere stato qualcosa di tremendo!
E’ stato molto avventuroso. Sposa bagnata sposa fortunata si dice, ma quando si tratta di neve vale doppio!
Come giudichi The wedding show? Questo è un periodo dell'anno in cui le fiere sul matrimonio sono molte ed importanti.
“The wedding show” mi ha sorpreso positivamente. L'organizzazione è stata eccellente, sia per noi espositori che per i visitatori che hanno potuto apprezzare i diversi momenti di spettacolo. Peccato per la neve e per il blocco del traffico che hanno reso un po' problematici gli spostamenti. Nonostante tutto siamo contenti dei risultati ottenuti, l'evento ha garantito a noi espositori una buona visibilità. La qualità e la professionalità degli espositori quest'anno è stata eccellente. A livello fieristico effettivamente questo periodo dell'anno è molto intenso, tra qualche settimana, ad esempio, proprio a Novara ci sarà un altra fiera sul tema.
Ringraziamo Giovanni Ferrario per la disponibilità e la simpatia. Dove possono rintracciarti i nostri lettori?
Le porte dello studio Giofoto sono sempre aperte, in via Quagliotti 44 a Galliate. Grazie a voi di Novaresi a Novara.

domenica 29 gennaio 2012

La Mezza di San Gaudenzio 2012

Dopo diversi anni di assenza dal territorio cittadino, domenica 29 gennaio è tornata a svolgersi a Novara la mezza maratona di San Gaudenzio: 850 atleti hanno sfidato il freddo e il maltempo lungo un percorso che, partendo da viale Kennedy, si snoda tra Lumellogno, Monticello e Torrion Quartara, per poi ridirigersi verso il traguardo posto di fronte al palazzetto Dal Lago. Un anello lungo 21,097 kilometri affrontato a passo di corsa da un folto numero di appassionati e sportivi che, nonostante le avverse condizioni meteo, hanno saputo rendere omaggio a questo magnifico sport.

Ad aggiudicarsi la prima posizione è stato il valtellinese Massimiliano Zanaboni (foto a sinistra), della squadra Valli Bergamasche Leffe (1 ora e 9 minuti), seguito da Diego Abatescianni dell’Atletica Palzola (1h 10’). Terza piazza per Pietro Colnaghi della Affari&Sport (1h 11’). Prima classificata tra le atlete in gara Claudia Gelsomino (Atletica Palzola), che ha chiuso il percorso in 1 ora e 21 minuti. Parallelamente alla mezza maratona ufficiale Fidal (Federazione Nazionale di Atletica Leggera) si è svolta anche una gara non competitiva della lunghezza di 10 kilometri e mezzo, il cui ricavato è stato devoluto alla Onlus Casa Alessia, impegnata in aiuti umanitari nei confronti di bambini, giovani e bisognosi, in Italia come all’estero. Ottimo il successo di pubblico e di partecipazione per questa sedicesima edizione dell’evento, che si è concluso con una risottata preparata dagli Alpini e offerta ai partecipanti.





Guarda le altre foto della manifestazione su Facebook QUI!











venerdì 27 gennaio 2012

Casa Bossi, il simbolo dimenticato - Abbandono e disinteresse: eppur qualcosa si muove.


Immaginate per un istante una Novara privata del suo simbolo più rappresentativo: tolta la cupola antonelliana, il cui profilo si staglia da più di un secolo sui tetti del nostro centro storico, sono diversi gli esempi architettonici e artistici che potrebbero concorrere a rimpiazzare la silhouette della Basilica nell’iconografia e nell’immaginario novarese. Dalle mura romane al castello Visconteo – Sforzesco, passando per il Broletto e la Barriera Albertina, per citare solo alcune delle innumerevoli ipotesi, è evidente come il patrimonio artistico cittadino offra diversi spunti in questo senso, tutti a pari modo degni di poter essere considerati come simbolo della città. Tuttavia, se per molti di questi casi è evidente come lo sforzo nella cura e nella conservazione del patrimonio artistico non sia mai venuto meno, in altri esempi è altrettanto chiaro come la mancanza di fondi o altri problemi di natura logistica e organizzativa abbiano portato all’abbandono di aree che sarebbero potute essere altrimenti destinate ad arricchire il già vasto panorama culturale novarese.
Casa Bossi costituisce il più fulgido esempio di come l’incuria e un crescente disinteresse abbiano portato un simbolo della città ad essere abbandonato ed, infine, dimenticato dai novaresi. La villa, modificata ed ampliata da Alessandro Antonelli sulla base di un edificio preesistente, è stata abitata nel corso dell’ultimo secolo da importanti esponenti della nobiltà locale e, in seguito, della vita pubblica cittadina, come il poeta futurista Ignazio Scurto e la moglie pittrice Olga Biglieri o, in seguito, lo scrittore Sebastiano Vassalli.
Tuttavia chi oggi si trovi a passeggiare lungo il Baluardo Quintino Sella in direzione di via Pier Lombardo e, quindi, verso la Basilica, non si troverà che al cospetto del pallido spettro di quella che fu la sontuosità e bellezza originaria dell’edificio, peraltro concepito, durante le sue innumerevoli ristrutturazioni, con tecniche assolutamente all’avanguardia in campo architettonico. 

Nelle rare occasioni in cui Casa Bossi, in gran parte inagibile, viene aperta al pubblico, come durante i recenti festeggiamenti per il Santo Patrono, il merito è da attribuire all’impegno profuso da un gruppo di novaresi che, in virtù del loro aperto e sincero affetto nei confronti di quest’opera, ha costituito un comitato volto al suo recupero e conservazione.
Il Comitato d’Amore Casa Bossi è un’associazione senza fini di lucro, che, d’intesa con l’Amministrazione Comunale, si è assunto l’onere di promuovere, attraverso la sottoscrizione all’associazione e la raccolta di fondi, l’opera di restauro e mantenimento dell’edificio antonelliano. E’ proprio grazie all’impegno di quest’appassionata schiera di volontari che Casa Bossi si è classificata nel 2010 al secondo posto tra i “Luoghi del Cuore” del Fondo Ambiente Italiano, censimento che raccoglie le segnalazioni dei siti storici e naturalistici che maggiormente necessitano di essere riscoperti e valorizzati.

Per entrare in contatto con il comitato il sito di riferimento è www.casabossinovara.it, dove è possibile ottenere maggiori informazioni sulle forme di donazione o sulle quote d’associazione, oppure è possibile ricevere gli ultimi aggiornamenti attraverso la pagina Facebook omonima.

giovedì 26 gennaio 2012

Premiati i novaresi dell’anno - Edizione 2012: sport solidarietà e impegno sul territorio






Sabato 21 gennaio si è svolta presso l’auditorium Fratelli Olivieri del Conservatorio Cantelli la premiazione dei “Novaresi dell’anno” nella sua edizione del 2012, riconoscimento assegnato alle personalità cittadine che meglio si sono sapute distinguere nel loro campo di interesse. Alla presenza del Sindaco Ballarè e del Presidente della Regione Cota, oltre che di molti  volti noti dell’amministrazione e della cultura novarese, l’ambito riconoscimento è stato conferito alla pallavolista Cristina Barcellini, alla presidentessa dell’associazione Turi kumwe Onlus Ilaria Buscaglia, molto attiva per quanto riguarda gli aiuti al Rwanda e all’ex sindaco di Novara nonchè Presidente della Fondazione della Comunità del novarese Ezio Leonardi. Un’edizione quindi particolarmente rosa dei “Novaresi dell’anno”, in cui ad essere omaggiato non è stato solo l’esperienza e la passione per il territorio, ma anche l’impegno sportivo e umanitario.
 
 Il premio, assegnato come ogni anno alla vigilia dei festeggiamenti per il Santo Patrono, è stato aperto con il conferimento dello speciale riconoscimento ai Benemeriti della Solidarietà, assegnato a quelle persone che più si sono distinte per gli atti di beneficenza nella provincia novarese.

lunedì 23 gennaio 2012

Giorgio Faletti alla Libreria Melbook - 21 Gennaio 2012


Sono pochi gli esponenti dello show business a poter vantare una varietà di interessi come quella che si deduce dalla biografia di Giorgio Faletti: passato con apparente nonchalance dai palcoscenici dei cabaret milanesi agli spettacoli televisivi sulle reti private, tra un detour cinematografico e un successo discografico, sembra che l’avventura letteraria intrapresa a partire dal 2002, anno di pubblicazione del thriller Io Uccido, rappresenti l’ennesimo esempio di come questo poliedrico autore abbia saputo costantemente rinascere a nuova vita artistica, senza peraltro aver mai deluso le opinioni e le aspettative del suo folto pubblico.

“Larger than life”, ovvero grande, più grande della vita stessa: è questa la definizione che è stata affibbiata all’autore astigiano da Jeffery Deaver, uno dei più importanti giallisti americani viventi, artefice di best-seller come Il collezionista di ossa e I corpi lasciati indietro. Al successo e riconoscimento mondiale del primo romanzo si sono susseguiti negli anni successivi una lunga serie di trionfi letterari, che hanno saputo confermare Faletti quale autore di punta del genere del thriller, una categoria usualmente dominata dagli scrittori americani. In effetti qualcosa di vagamente yankee sembra trasparire dalla tecnica e dalle allusioni stilistiche falettiane: le atmosfere internazionali, il taglio cinematografico, le citazioni alla cultura pop e l’utilizzo della suspense piacciono, e non solo al pubblico italiano, dato che anche oltreoceano sembrano sortire grande effetto. Tuttavia, nonostante questa vena creativa a stelle e strisce rimanga un marchio di fabbrica della produzione dello scrittore, la casa è dove sta il cuore e il cuore di Faletti appartiene alla provincia italiana.
E’ proprio la provincia a fare da sfondo all’ultimo sforzo editoriale dello scrittore, presentato a Novara presso la libreria MelBookStore sabato 21 gennaio: con Tre atti in due tempi Faletti raccoglie la sfida lanciata dalla collana di Einaudi Stile Libero Big, ovvero di rinunciare agli echi cosmopoliti per richiudersi nella più intima, ma non meno ambigua, dimensione locale.

Una squadra di calcio di serie B lotta per la promozione nella classe maggiore, arrivando a disputare i play-off per salire di categoria. Protagonista della vicenda è Silvano “Silver” Masoero, ex campione di pugilato ed ex galeotto con un passato difficile: Silver lavora come magazziniere per la società calcistica, dove il figlio milita quale calciatore. E’ una domenica importante per la squadra, una di quelle che deciderà il futuro della compagine; il pubblico è sugli spalti e l’arbitro sta per dare il fischio di inizio, ma uno degli allenatori scompare misteriosamente. Da queste premesse si sviluppa il romanzo, incentrato sulla figura di Silver, sul suo rapporto col figlio, sul sistema della corruzione nello sport e sulla mancanza di prospettive che affligge le nuove generazioni. Il linguaggio è quindi ancora una volta quello del giallo, raccontato attraverso l’amara ironia che traspare dalle parole e dagli atteggiamenti del protagonista, personaggio che accoglie anche elementi di natura autobiografica, come la passione di Faletti per la pesca e il suo interesse giovanile per la boxe.

Tre atti in due tempi è pubblicato da Einaudi nella collana Stile Libero Big, in edizione cartacea a € 12,00 o digitale a € 6,99.